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武術與中國文化 - Arti marziali e cultura tradizionale cinese

Tai Chi Zero, un nuovo eroe 武侠 wǔxiá

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Pagina pubblicata in data 17 gennaio 2023
Aggiornata in data 18 gennaio 2023

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"Tai Chi Zero" è una delle pellicole più recenti che la cinematografia cinese ha dedicato al mondo del 太极拳 Tàijí quán (è uscito nelle sale nel 2012).

Negli ultimi anni, infatti, sono diverse le pellicole e le serie che sono state dedicate all'arte marziale del "supremo principio".

Chi, come me, si occupa di marketing e/o di comunicazione per professione, è consapevole di quanto sia importante il ruolo del mondo del cinema e/o delle serie perché una disciplina diventi nota e diffusa presso il grande pubblico.

È sufficiente citare un paio di esempi per capire quanto sia importante oggi il ruolo delle serie e del cinema nel determinare il "successo" e/o la notorietà di un fatto storico, della storia di una persona, di uno sport.

La recente serie realizzata da Netflix "La regina degli scacchi", ha fatto impazzire il grande pubblico per il gioco degli scacchi, tant’è che il numero di scacchiere acquistate nel 2020 (l'anno di pubblicazione della prima stagione) è aumentato vertiginosamente.

Quando nel 1942 uscì nelle sale il film Bambi, la scena in cui un cacciatore uccide la madre del cerbiatto, fu talmente d'impatto sulla sfera emotiva dei bambini, e di conseguenza dei genitori di questi ultimi, che la caccia al cervo negli Stati Uniti si ridusse drasticamente.

Il titolo originale di "Tai Chi Zero" è "太极:从零开始" Tàijí: Cóng líng kāishǐ, la cui traduzione letterale è "Taiji: inizia da zero".

"Tai Chi Zero" è un film caratterizzato da una fotografia molto particolare. Un film visivo che coniuga gli elementi stilistici del genere 武侠 wǔxiá, gli elementi stilistici dello steampunk e le tecniche narrative dei video giochi.

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Un'immagine promozionale del film La spada del destino

L'eroe marziale, xiá, e il mondo 武侠 wǔxiá

La parola 武侠 wǔxiá significa letteralmente "eroe/cavaliere marziale". Il carattere indica l'aggettivo "marziale/militare", mentre il carattere xiá è traducibile con i termini "cavaliere errante", "coraggioso e cavalleresco", "eroe" ed "eroico".

Il modo più semplice per descrivere una storia appartenente al genere 武侠 wǔxiá è definirlo come un genere caratterizzato da "spade e magia". Infatti, questo genere, è una sorta di fusione del genere cavalleresco medievale e delle storie che narrano le avventure degli eroi mitologici greci.

Il carattere xiá sottende differenti significati: eroe, spadaccino, avventuriero, soldato di ventura, guerriero o cavaliere errante. Per certi aspetti, lo xiá, è tutte queste cose contemporaneamente. Ma allo stesso tempo è anche qualcosa di totalmente differente.

La caratteristica principale dell'eroe e dell'eroina xiá è che eccelle nel combattimento. Una capacità che però di rado è utilizzata in guerra. Questo genere di eroe sporadicamente ricopre il ruolo di un soldato. Si tratta, infatti, più di una figura simile al duellante rinascimentale che a quella di un mercenario, pronto a qualsiasi cosa purché adeguatamente remunerato. Del resto, si distingue da quest'ultimo, proprio per un forte codice morale e di condotta.

Inoltre, a differenza dei cavalieri europei che erano quasi sempre membri dell'aristocrazia, gli eroi xiá possono appartenere alle classi più umili, come alle classi più nobili, della società cinese.

Lo storico cinese Sima Qian (145 a.C. circa – 86 a.C. circa 司马迁 Sīmǎ Qiān) così descrive l'eroe marziale: "È onesto nelle parole, efficace nelle azioni, fedele nel mantenere le promesse, impavido nell'offrire la propria vita per liberare i giusti dalla schiavitù".

Il ruolo dell'eroe xiá è generalmente quello di risolvere i conflitti con l'uso delle sue capacità marziali, ma le sue azioni sono sempre temperate da un forte senso personale di giustizia ed onore.

È un eroe anticonformista che combatte per la giustizia. È onorevole fino all'eccesso, la sua parola è inviolabile e la sua reputazione è più importante della vita stessa. Inoltre, è un maestro di arti marziali che non esita a usare le sue abilità per difendere le sue convinzioni. Questa versione idealizzata dello xiá si incontra soprattutto nella narrativa e nel cinema.

Esiste una versione meno romantica di questa figura di eroe. Un eroe più dogmatico che altruista. Un campione per qualsiasi causa a cui ha promesso la sua lealtà, sia essa benevola o meno.

Il giornalista Liang Qichao (梁启超 Liáng Qǐchāo) descrive l'eroe xiá con queste parole: "Egli fa tesoro dello stato, dell'amicizia, del dovere, delle promesse, della gentilezza, della vendetta, dell'onore e della rettitudine più della sua stessa vita."

L'eroe xiá è caratterizzato da otto attributi: altruismo, giustizia, individualismo, lealtà, coraggio, sincerità, disprezzo per la ricchezza e desiderio di gloria. Se si esclude l'individualismo, questi sono tutti tratti del gentiluomo confuciano, definito con il termine 君子 jūnzǐ.

Nel corso del tempo i valori di cui si è fatto portatore l'eroe xiá, lo hanno fatto diventare il simbolo dell'identità culturale cinese.

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Un'immagine del film I briganti

I pionieri del genere dettero vita alle prime opere 武侠 wǔxiá durante le dinastie Míng e Qīng, e stabilirono molti degli standard utilizzati dai moderni romanzi e film 武侠 wǔxiá.

Romanzi come "I briganti" (水浒传 Shuǐhǔ zhuàn) erano velate critiche al governo, mentre altri romanzi erano volti a dare al popolo degli eroi a cui ispirarsi. Le opere di questo genere nel corso dei secoli sono state concepite per assolvere compiti molto differenti fra loro.

Il genere 武侠 wǔxiá divenne molto popolare all'inizio del XX° secolo successivamente al movimento del 4 maggio 1919. Gli eroi marziali divennero i paladini degli studenti e del nascente nazionalismo cinese, nato in risposta alle "umiliazioni" delle Nazioni occidentali colonialiste.

Il popolo aveva bisogno di eroi, e le avventure degli eroi marziali dai quasi "poteri magici" erano il perfetto mezzo per ispirarlo.

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Un'immagine promozionale del film Old Wild West

Steampunk

Come sarebbe il nostro passato se il nostro "futuro" si fosse verificato prima del previsto? Come sarebbe apparso il mondo del XIX° secolo se alcune tecnologie che hanno segnato la storia del XX° secolo fossero state inventate decenni prima? È da queste domande che nasce lo steampunk, un movimento culturale che attraversa e tocca differenti discipline, e che ha saputo generare una vera e propria sottocultura.

Lo steampunk è oggi considerato un sottogenere sia del genere fantascientifico che del genere fantastico. La narrativa steampunk consiste in una reimmaginazione fantastica dell'epoca vittoriana e dell'epoca edoardiana (indicativamente copre un periodo che va dal 1837, l'anno in cui la regina Vittoria sale al trono ed il 1910, anno della morte di Edoardo VII, figlio di Vittoria).

Lo sfondo e le ambientazioni delle narrazioni steampunk sono la fusione delle conoscenze della contemporanea scienza con le conoscenze tecniche dell'epoca.

Le tecnofantasie del genere steampunk descrivono un mondo inventato che non è né il mondo del qui e ora né il mondo del "là e allora". È un mondo fantastico contraddistinto da eventi o sviluppi sconosciuti.

Lo steampunk, quindi, costituisce una sorta di "storia" che riconcepisce la storia ottocentesca, pagando un notevole tributo ad autori come Jules Verne (1828 - 1905) e H. G. Wells (1866 - 1945).

Film come "La leggenda degli uomini straordinari" tratto dal fumetto "La Lega degli Straordinari Gentlemen", "Wild Wild West", il cartone animato Steamboy, o i libri della serie Leviathan di Scott Westerfeld, sono solo alcuni esempi di opere che hanno contribuito a rendere famoso questo sottogenere.

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Un'immagine promozionale del film Tai Chi Zero

La nascita del mito di 杨露禅 Yáng Lùchán in chiave steampunk

Con le sue riprese vivaci, lo scenario eclettico e la stilizzazione giocosa, il rompicapo d'azione "Tai Chi Zero" è un film dal linguaggio visivo davvero impressionante.

L’impatto estremamente visivo del film riesce però solo in parte a compensare una narrazione purtroppo non scintillante. L'obiettivo primario del film è quello di colpire lo spettatore proprio grazie alla sua fotografia, la narrazione poteva comunque essere curata maggiormemente.

Come molti film di 功夫 gōngfū, in particolar modo quelli realizzati negli anni Settanta, "Tai Chi Zero" si ispira alla storia cinese.

Il film guarda agli anni a cavallo della metà dell’Ottocento, in cui la Cina inizia a subire il colonialismo delle potenze straniere e fa l’occhiolino alla ribellione dei boxer (che però avverrà solo nel 1899). Nel film gli "imperialisti britannici" e i loro "tirapiedi" locali rappresentano il "nemico da combattere e sconfiggere". Mentre l'eroe protagonista del racconto 杨露禅 Yáng Lùchán è destinato a combatterli.

Ebbene sì, il nome del protagonista del film, interpretato dall’attore 袁晓超 Yuán Xiǎochāo, è proprio quello di colui che è riconosciuto come il fondatore dello stile yáng del 太极拳 tàijí quán.

Chiariamo subito un aspetto. Questo film è una perfetta fusione del genere steampunk e del genere 武侠 wǔxiá. In questa pellicola l'eore, 杨露禅 Yáng Lùchán è rappresentato con tutte le caratteristiche di un classico eroe marziale, un eroe xiá, chiamato a schierarsi dalla parte dei più deboli contro gli invasori stranieri.

Il film, ovviamente, non ha nessuna pretesa di verità storica, ed il regista ce lo fa capire proprio grazie alla scelta dello steampunk, per raccontare in modo fantastico un passato alternativo. Ma la scelta del genere dello steampunk non è solo un'opportunità di ricorrere al genere fantastico. È anche l'occasione per raccontare l'incontro traumatico fra Occidente (genere steampunk) e l'Oriente (genere 武侠 wǔxiá).

杨露禅 Yáng Lùchán è introdotto nel film attraverso le sue prodezze sul campo di battaglia. Le sequenze d’azione, coreografate da Sammo Hung (洪金宝 Hóng Jīnbǎo), meritano una particolare attenzione per il grande impatto visivo. Sono infatti "robuste" e fantasiose, anche grazie alle basi musicali che mescolano classici europei ai classici dello swing e del jazz, fino ad arrivare al death metal svedese.

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Un'immagine tratta dal film Tai Chi Zero

La trama

Attraverso un rapido flashback, reso con colori minimi e senza dialoghi, si rivela allo spettatore che 杨露禅 yáng lùchán è nato con due doni speciali. Il primo è un particolare dono per le arti marziali, mentre il secondo è un piccolo corno sporgente da una tempia che nel corso dell’infanzia lo ha fatto soprannominare "The Freak".

Un corno che ogni volta che viene colpito prima diventa rosso, poi viola ed infine nero. Ogni qual volta che ciò avviene la madre del giovane 杨露禅 yáng lùchán gli ricorda che i colpi ricevuti, proprio sul corno, potrebbero portarlo a morire.

A causa di questo corno il giovane 杨露禅 yáng lùchán è vittima di "bullismo" fin dall'infanzia e, dopo troppi combattimenti che lo lasciano ferito e stordito, sua madre gli consiglia di studiare le arti marziali per imparare a difendersi e per imparare a padroneggiare le proprie emozioni.

La madre è irremovibile al riguardo: "impara solo una cosa superbamente bene e sarà sufficiente". La madre del nostro eroe gli infonde con dolcezza questo senso di missione prima di morire.
Muore, infatti, dopo aver pronunciato proprio queste parole come fossero una sorta di testamento.

Le parole pronunciate dalla madre di 杨露禅 yáng lùchán si sposano perfettamente con tutta la trama del film: "fai solo questa cosa superbamente bene e sarà sufficiente".
Non mancano, infatti, le sequenze all’interno del film che mostrano quanto sia importante per il regista far comprendere l'importanza di dedicarsi anima e corpo a ciò che si fa. In parole ancora più semplici, quanto sia importante vivere appieno quanto espresso dalla parola 功夫 gōngfū.

Il medico che assiste 杨露禅 Yáng Lùchán sul campo di battaglia lo consiglia di recarsi al villaggio del clan Chen (陈家 chén jiā), dove è praticato lo stile di combattimento (il 太极拳 tàijí quán) che potrebbe salvargli la vita equilibrando le forze esterne con quelle interne.

Quando 杨露禅 Yáng Lùchán giunge al villaggio, si apre per lo spettatore una sequenza visiva davvero mirabile. Un intero villaggio dedito alla pratica del 太极拳 tàijí quán. Le persone fluttuano nell'aria, sfiorano il terreno, "sfrecciano" l’una vicino all’altra.
Quale praticante di 太极拳 tàijí quán non vorrebbe apprendere i segreti di questa disciplina dagli abitanti di questo fantastico villaggio?

Fra le molte sequenze del film che meritano di essere citate, c'è quella che vede confrontarsi 杨露禅 yáng lùchán con "Fratello Tofu". Una sequenza che ricorda moltissimo la "sfida del biscotto" del film "The Grandmaster".
Una sequenza dal grande impatto visivo che coinvolge lo spettatore, e trasmette molto la componente artistica, tecnica e fisica della disciplina.

Una sequenza che cattura l’immaginario dello spettatore, che, come per tutto il resto del film, ha la forza di portare lo spettatore ad informarsi, e forse ad iscriversi, ad un corso di 太极拳 tàijí quán.

Arrivato al villaggio, 杨露禅 yáng lùchán, deve prendere atto del fatto che gli abitanti si rifiutano di insegnare le loro tecniche ai forestieri. Incoraggiato comunque ad insistere nel cercare di apprendere questa arte marziale da un misterioso maestro del luogo, interpretato da Tony Leung Ka-Fai (梁朝伟 liáng jiāhuī, da non confondere con il protagonista del film "The Grandmaster"), l'aspirante studente è ripetutamente picchiato e cacciato dagli abitanti del villaggio che non vogliono in alcun modo condividere le proprie conoscenze.

La narrazione del film subisce un cambio di rotta quando un abitante del villaggio, 方子敬 fāng zijìng (interpretato da Eddie Peng, 彭于晏 péng yúyàn), che ha avuto modo di studiare presso gli inglesi, torna al villaggio natio con l'incarico di agevolare la costruzione della moderna ferrovia, il cui tracciato prevede proprio di attraversare, e tagliare in due, il villaggio.

方子敬 fāng zijìng è un fanatico devoto di tutto ciò che è nuovo ed esotico, cioè di tutto ciò che proviene dall'Occidente. Il suo personaggio è l'incarnazione di tutti quei cinesi che hanno "tradito" la propria identità culturale sposando le abitudini e le mode occidentali. Lui è il nemico che l'eroe xiá dovrà sconfiggere.

La ferrovia è quindi una metafora per rappresentare un Occidente conquistatore.

La scena forse più significativa di tutto il film è proprio quella che descrive l'arrivo della cultura Occidentale, che giunge in Cina attraverso tutta l'arroganza ed il senso di superiorità delle Nazioni occidentali colonialiste nei confronti della cultura cinese.

L’arrivo dell’Occidente in Cina è rappresentato da un treno colossale, chiamato TROY. Un non velato riferimento nel nome al cavallo di Troia. Come i greci ingannarono i troiani con il cavallo presentandolo come un dono, così la ferrovia, dono degli occidentali alla Cina, è visto come un subdolo gesto per imporre la cultura occidentale.

Il treno è rappresentato come una creatura feroce, una pericolosa minaccia allo stile di vita tradizionale della gente del villaggio.
Il treno è enorme, minaccioso, una macchina straordinariamente convincente, ruote nelle ruote, il perfetto esempio della scienza e della tecnologia occidentale, e per quanto il villaggio creda fortemente nel proprio 太极拳 tàijí quán, è difficile per loro (e per noi spettatori) immaginare che il villaggio non sarà distrutto dall’arrivo del "moderno occidentale".

Gli abitanti del villaggio si oppongono a 方子敬 fāng zijìng e alla sua "amante britannica" Claire (interpretata dalla modella cino-americana Mandy Lieu). La coppia di "invasori" risponderà al rifiuto degli abitanti del villaggio di lasciare passare la ferrovia con TROY che è anche un gigantesco carro armato a vapore.

杨露禅 Yáng Lùchán si mette così all'opera per distruggere la macchina da guerra, aiutato dalla bella 陈玉娘 chén yùniáng (interpretata dall'attrice cinese Angelababy, Ala Angela Yeung, 杨颖 yáng yǐng) figlia del capo villaggio e promessa sposa di 方子敬 fāng zijìng.
Per il nostro eroe è l'occasione per riscattarsi e farsi accettare dagli abitanti del villaggio e... e adesso non resta che guardare il film.

Quale ruolo ha un film come Tai Chi Zero nella promozione del 太极拳 tàijí quán?

Questa domanda non l’ho inserita a caso a questo punto della mia narrazione. Un film come "Tai Chi Zero" fa più bene o male alla diffusione della disciplina del 太极拳 tàijí quán?

La risposta è: "dipende". Dipende dalla prospettiva con cui lo si guarda. Se ci aspettiamo un film che presenta la disciplina come la si vive nelle scuole di arti marziali, probabilmente la risposta è un bel no secco. Ma un film che presentasse al grande pubblico la realtà di una scuola di arti marziali senza calci speciali alla "Karate Kid" riuscirebbe a catturare l'attenzione del pubblico? Probabilmente la risposta è di nuovo no.

Una storia che funziona è una storia che riesce a catturare l'attenzione del pubblico. Il regista di "Tai Chi Zero" in questo ci è riuscito perfettamente.

Un film con un linguaggio visivo come quello di "Tai Chi Zero" ha come obiettivo quello di intrattenere, di coinvolgere e di portare il grande pubblico ad incuriosirsi riguardo il mondo delle arti marziali, e nello specifico, del 太极拳 tàijí quán.

La scelta del regista di utilizzare un linguaggio visivo molto "fresco", per certi aspetti più vicino a quello dei fumetti e dei video giochi, può far arrivare quest’arte marziale ad un pubblico giovane, che generalmente le scuole di arti marziali fanno fatica a coinvolgere.

Il regista Stephen Fung (冯德伦 féng délún) fa dei sottotitoli una virtù del film, trattandoli come parole disegnate sullo schermo e parte di un linguaggio "disegnato" più complesso. Le sequenze di combattimento sono, infatti, sottolineate in modo scherzoso da parole come “Bang!”, “Pop!” e “Crash!” (che ricordano molto le scazzottate della serie TV Batman degli anni Sessanta).
Le frasi appaiono simultaneamente in cinese ed in inglese, e gli attori sono introdotti sullo schermo non solo per nome ma anche attraverso i "titoli di coda".

Questo ha permesso al regista di mettere in evidenza alcuni aspetti che sarebbero potuti andare persi nel caleidoscopio visivo del film, come i camei di alcuni noti attori del cinema asiatico.

"Tai Chi Zero" è una pellicola che riesce a presentare le peculiarità della disciplina del 太极拳 tàijí quán con un linguaggio fresco, capace di catturare l'attenzione di un pubblico giovane, e di "svecchiare" l'immagine dei film di 功夫 gōngfū e del 太极拳 tàijí quán.
Non mi resta a questo punto che augurarti una buona visione.

Pratica la tua conoscenza.
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī

Francesco Russo

BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".

Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).

Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).

Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.

Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.

Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.

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一口氣。一套太極拳。一個世界。
Yī kǒuqì. Yī tào tàijí quán. Yīgè shìjiè.

—— 龍小五

Un solo respiro. Una sola sequenza di Taiji. Un solo mondo.
—— 龍小五

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